Il “filo” di Diana Segovia
di Rosario Marrocco (Sapienza Università di Roma, Italia)

Architettura, pittura, letteratura e musica. Queste le espressioni creative che Diana Segovia mette in relazione attraverso la sua opera che, come forma artistica, chiama semplicemente: Collage. Un termine che oggettivamente va molto stretto all’estesa poetica visiva e all’intensità concettuale che l’artista propone.
I suoi lavori, infatti, rappresentano un ampio insieme espressivo, in cui emerge sempre (in primo luogo) la creazione di una composizione, dove gli elementi – giustapposti tra loro e diversi per forma, colore e spazio – dialogano, si compenetrano e si dispongono configurando immagini pittoriche così come forme urbane e architettoniche. 

In molte opere emergono brani e stralci urbani (non a caso Segovia dedica una serie proprio alle città), ma anche volumi architettonici sovrapposti a forme e figure che riprendono e interpretano le invenzioni europee e sovietiche novecentesche: dal neoplasticismo all’astrattismo, dal costruttivismo al futurismo e all’art Nouveau. Ma non solo, perché sono sempre presenti – nascoste o esplicitate – anche forme e figure proprie delle culture latinoamericane, dense, com’è noto, di simboli e ritualità espressive. D’altro canto è anche la biografia dell’artista a contenere già tutto questo.

Con sensibilità e sapienza – derivate anche dai suoi precedenti lavori nel campo della scrittura televisiva e teatrale – Segovia tesse davvero – ogni volta, in ogni sua opera – un filo che intende ricucire insieme le diverse espressioni artistiche, formando e plasmando un unico grande quadro in grado di suscitare nell’osservatore emozioni e sensazioni diverse.

Si tratta di un quadro sempre denso di significati che – almeno agli occhi dello scrivente – è in grado, oggi, di non farci perdere nell’immenso labirinto delle molteplici esternazioni artistiche, probabilmente esaltanti (alcune di esse) sul piano espressivo, ma sempre più spesso, purtroppo, povere di significati profondi.

In alcune opere Diana Segovia affianca e sovrappone anche musica e letteratura. A quest’ultima dedica diversi lavori e una serie che chiama “biblioteca aperta”. Le parole le analizza, le scompone e le ricompone attraverso un ritaglio che non è una semplice riconfigurazione grafica ma una vera e propria reinterpretazione semantica della parola stessa, quasi a volerla riportare all’origine, al principio del significato. E lo stesso fa attraverso gli spartiti musicali che, in maniera tutt’altro che casuale, appaiono in qualche sua opera. Per Diana Segovia parole e sonorità, forse, hanno la stessa radice poetica, ed è per questo che le tratta allo stesso modo, volendo, quasi forzatamente, estrarre e rappresentare le metafore delle sonorità e delle narrazioni poetiche, così come – più analiticamente – quelle delle singole note musicali e delle singole parole.   

Tutto questo paziente e profondo esercizio, fisico e mentale, produce opere e immagini dal forte potere emozionale. Opere che, sul piano del linguaggio, possono definirsi contemporanee per la loro capacità di rappresentare una certa poetica del ‘fare creativo artigianale’, cioè del comporre e organizzare le forme attraverso un esercizio manuale, e al tempo stesso una certa logica compositiva, quasi matematica, derivata dalle espressioni digitali.

Altro aspetto certamente non secondario dell’opera di Diana Segovia è la sua attenzione alla sostenibilità, al recupero e al riutilizzo di cose (tra cui carte e cartoni), nel rispetto non soltanto del nostro ‘saper stare sulla Terra’ ma anche della nostra memoria, della memoria di tutti gli uomini.

La memoria, unico strumento, penso, in grado di combattere il tempo.

E in questo senso, forse, è proprio la memoria la parola o la chiave con cui leggere e comprendere il lavoro di Diana Segovia. Lungo il filo che tesse in ogni opera, s’intrecciano memoria e tempo.
Il tutto, secondo l’obiettivo dell’arte d’ogni epoca, per domandarsi e farci riflettere sul senso della vita.

(16 gennaio 2023)


El “hilo” de Diana Segovia
por Rosario Marrocco (Sapienza Università di Roma, Italia)

Arquitectura, pintura, literatura y música. Estas son las expresiones visuales y creativas que Diana Segovia expresa y relaciona a través de su obra que, como forma artística, llama Collages, un término que, objetivamente, está muy ligado a la extensa poética visual y fuerte intensidad conceptual que propone. Pero sus collages representan mucho más que una expresión creativa. Ya de por sí son un acto compositivo, donde los elementos yuxtapuestos dialogan entre sí, se compenetran y se disponen a crear (con precisión) a veces formas arquitectónicas – que remiten a pasajes y fragmentos de ciudades de todo el mundo-, a veces verdaderas y propias imágenes pictóricas que recogen, interpretándolas, pasajes fundamentales de las invenciones figurativas y plásticas del siglo XX: del neoplasticismo holandés al abstractismo alemán, del constructivismo de raíz soviética al futurismo italiano… y luego al art nouveau belga hasta llegar a los cromatismos y a las representaciones simbólicas propias de la cultura y de las expresiones latinoamericanas siempre presentes (aunque a veces de forma invisible u oculta) en cada una de sus obras. Con una sabiduría y a veces una interpretación inesperada, Segovia teje pacientemente, como Ariadna, un hilo que “cose” a la vez invenciones y expresiones, formando un único gran cuadro, moderno y directo, capaz de suscitar sensaciones diversas, pero sobre todo capaz, hoy en día, de no dejarnos perder en el inmenso laberinto de las externaciones artísticas subjetivas, es decir, en el panorama de las representaciones cada vez más pobres de significados.

En este sentido, cada obra de Segovia adquiere características siempre nuevas. No peca de “presunciones” subjetivas, de referencias a la propia sensibilidad. Más bien utiliza subjetividad y sensibilidad precisamente para crear diálogos, para interpretar, ver y actuar dentro de su vasto repertorio creativo, fruto también de valiosas experiencias e investigaciones en diversos campos del arte (del cine a la fotografía, del teatro a la escritura). Cada una de sus obras, sin duda, puede ser interpretada como una síntesis figurativa, capaz de transponer métodos y conceptos creativos en una única y gran imagen.

Pero no es solo eso. A veces, algunas obras se presentan de manera atípica. Difícilmente pueden ser tematizadas si no es que se las combina con otras artes, como la música y la literatura. De hecho, con frecuencia, Segovia transforma las imágenes en verdaderas composiciones musicales y poéticas. Muchas imágenes contienen los ritmos típicos de las sonoridades y de las composiciones poéticas y también por esto es “reductivo” llamarlos collages. Para corroborar esto, y para dar estructura y significado ulteriores, Diana Segovia elige, sin demoras, colocar en el cuadro las mismas formas expresivas: de la partitura musical a las páginas de un libro de poesías o de una novela. Todo esto, produce imágenes siempre de alto nivel compositivo, expresivo y cromático.

En su conjunto, las obras e imágenes de Segovia son siempre modernas por su capacidad de interponerse entre la poética del “hacer creativo artesanal” y la lógica compositiva típica de las expresiones digitales y matemáticas. Un contenido, este último, a veces expresado incluso a través de la búsqueda del tiempo y de la dimensión. Quizás, casi preguntándose y haciéndonos reflexionar sobre el sentido de la vida.

(26 de junio de 2022)


The “thread” de Diana Segovia
by Rosario Marrocco (Sapienza University of Roma, Italy)

Architecture, painting, literature and music. These are the visual and creative expressions that Diana Segovia expresses and connects through her work that she calls as an artistic form: Collages. “Collage” is a term that objectively goes very close to the extensive visual poetics and strong conceptual intensity that she proposes. But her collages represent much more than a creative expression. They are by themselves a compositional act, where the elements juxtaposed dialogue together, interpenetrate and arrange to create (precisely) sometimes architectural forms – which refer to pieces and excerpts of cities from all over the world-, sometimes real pictorial images that take up, interpreting, fundamental passages of twentieth-century figurative and plastic inventions: from Dutch neoplasticism to German abstractionism, from Soviet-rooted constructivism to Italian futurism… and then again to Belgian Art Nouveau up to the chromaticism and symbolic representations of Latin American culture and expressions, always present (sometimes even invisible or hidden) in all her works.

 With a wisdom and sometimes unexpected interpretation, Segovia patiently weaves, like Arianna, a thread that “sews” together inventions and expressions, to form a single large picture, modern and direct, able of arousing different sensations, but specifically today, able to not to lost ourselves in the immense labyrinth of subjective artistic statements, that is, in the panorama of increasingly meaningless representations.

In this sense every work of Segovia takes on new characteristics. She does not sin of subjective “presumptions”, of references to her own sensitivity. Rather, she uses subjectivity and sensitivity precisely to create dialogues, to interpret, see and act within her vast creative repertoire, also the result of valuable experiences and research in various fields of art (from cinema to photography, from theater to writing). Each of her works, undoubtedly, can really be interpreted as a figurative synthesis, able to transpose creative methods and concepts into a single and only great image.

But that’s not all. Sometimes, some works are presented in an atypical way. They can hardly be thematize except by placing them alongside other arts, such as music and literature.

In fact, sometimes Segovia transforms images into real musical and poetic compositions. Many images contain the rhythms typical of the sounds and poetic compositions and also for this reason it is “reductive” to call them collages. To confirm this, and to give further structure and meaning, Diana Segovia chooses without delay to place in the picture the same expressive forms: from the musical score to the pages of a book of poems or a novel. All this, always produces images of high compositional, expressive and chromatic level.

Overall, the works and images of Segovia are always modern for their ability to stand between the poetics of “creative craftsmanship” and the compositional logic typical of digital and mathematical expressions. A content, the latter, sometimes expressed also through the search for time and size. Perhaps almost to wonder and make us reflect on the meaning of life.

(26 June 2022)